L’ Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda a tutte le mamme di nutrire per i primi sei mesi di vita i propri bebè esclusivamente con il latte  materno e addirittura proseguire se possibile fino ai due anni. In natura non esiste, in effetti, un cibo che possa sostituire con egual effetto di salute, accrescimento e sviluppo, il latte materno. Non ci sono più dubbi che gli infanti allattati al seno siano più sani di quelli che bevono latte formula o vaccino diluito.

I mammiferi sono le specie animali il cui sviluppo cerebrale si verifica per la maggior parte dopo la nascita, grazie al latte materno, ma nel latte ci sono anche enzimi, ormoni e sostanze ormoni-simili che regolano lo sviluppo del digerente e regolano gli equilibri ormonali. Tra il latte delle diverse specie vi sono enormi differenze di composizione, per esempio il latte umano o delle scimmie, in cui il neonato a stretto contatto con la madre, è acquoso e fornisce pochi grassi e proteine in quanto il piccolo non ha bisogno di riserve in quanto può attaccarsi ripetutamente, mentre i mammiferi che vengono lasciati in tane, tipo i conigli,  fanno il pieno in pochi minuti.

La composizione in termine di contenuto proteico, grassi o carboidrati del latte materno è completamente diverso dal latte di mucca. Il latte materno contiene più siero-proteine e meno caseina, più oligosaccaridi e acidi grassi polinsaturi di quello vaccino.

La qualità del latte risentirà della dieta della nutrice, di conseguenza è importante una dieta sana ed equilibrata per la mamma fin dai primi giorni del concepimento e per tutto l’allattamento del piccolo.

Gli effetti protettivi dell’allattamento al seno perdurano almeno fino in età scolare aiutando la maturazione del sistema immunitario, grazie alla formazione del microbiota del piccolo, infatti con il parto naturale e il contatto della bocca del neonato con la mucosa vaginale comincia la prima colonizzazione dei lattobacilli e successivamente tramite il capezzolo arriveranno anche i bifidi.

Un sistema immunitario più forte vuol dire maggiore resistenza alle infezioni, quindi meno otiti, meno infezioni alle vie urinarie, ma anche ridotta possibilità di sviluppare allergie, asma,malattie autoimmuni o leucemie e linfomi. Il latte materno passerà al neonato le immunoglobuline A, delle vere e proprie sentinelle delle mucose, i bifidi contrastano la crescita dei batteri patogeni, ma anche lattoferrina, lisozima, mucine, acidi grassi a catena corta, INF gamma che attiva i linfociti Th1, consentendo il processo di immunoconversione e la fibronectina che attiva la funzionalità dei macrofagi.

Inoltre il contenuto proteico più basso comporterà una più bassa incidenza di obesità nei bambini allattati al seno rispetto a quelli che bevono latte vaccino. La presunzione che i lattanti e i divezzi avessero cosi tanto bisogno di proteine animali è stato un grande errore della medicina, oggi i bambini consumano un quantitativo di proteine più del doppio del loro bisogno secondo i LARN e da qui eccessiva crescita ponderale fino ad arrivare a sovrappeso e addirittura obesità nei primi anni di vita.

Il contenuto proteico del latte di mucca è necessario per far crescere in stazza e in breve tempo un vitello, al contrario il latte di donna è ricco di omega3  per consentire uno sviluppo maggiore della massa cerebrale del piccolo Homo sapiens.

Il semplice gesto di attaccare al seno il proprio piccolo, inoltre, consentirà l’instaurarsi di un legame emotivo-affettivo  tra madre e figlio, che renderà il piccolo  più sano dal punto di vista psicologico.

L’allattamento al seno  ha anche degli indiscutibili vantaggi sulle mamme, come un ridotto sanguinamento dopo il parto e il più veloce restringimento del volume dell’utero e un più rapido ritorno al peso forma pre-gravidico. Tra i benefici a lungo termine si registra una riduzione del 4-5% del rischio di sviluppare un cancro alla mammella e una riduzione del 25% del cancro ovaio. Durante l’allattamento le cellule beta producono serotonina che in modo autocrino e paracrino attraverso il recettore 2B stimola la proliferazione delle stesse cellule. Questo vuol dire migliorare la tolleranza al glucosio, cosa che persiste per anni anche dopo terminato l’allattamento; inoltre la serotonina intracellulare agisce da antiossidante e migliora la sopravvivenza delle cellule beta pancreatiche.

Fatte tutte queste considerazioni è più che mai importante incentivare l’allattamento materno soprattutto nelle puerpere alle prese con una nuova esperienza e che potrebbero essere prese da una sorta di scoraggiamento soprattutto nei primi giorni, che sono invece di fondamentale importanza per consentire un adeguato allattamento dopo.

La montata lattea, infatti, arriva dopo tre giorni dal parto, all’inizio fuoriesce dal capezzolo solo poche gocce di un liquido giallastro molto nutriente detto “colostro”. In questa fase è necessario assecondare la volontà del bambino che si attaccherà per diversi motivi, non solo per fame,  ma anche sete o semplicemente voglia di coccole e di rassicurazione in un  mondo esterno per lui del tutto sconosciuto.

La cosa migliore per stimolare la lattazione è attaccare spesso il neonato, secondo la sua richiesta, anche ogni 20 minuti, senza porre limiti alle poppate notturne, aspettando che il bambino si stacchi da solo dal seno, in quanto la suzione ovvero lo stimolo meccanico prodotto dalla bocca del neonato sul capezzolo della mamma, fa produrre due ormoni che permettono l’allattamento: la prolattina e l’ossitocina.

 La prolattina, prodotta dall’ipofisi,  stimola le cellule della ghiandole mammarie a produrre latte mentre l’altro ormone,  l’ossitocina  consente la fuoriuscita del latte.

 E’ importante avere attorno alla mamma che allatta un ambiente calmo e rilassante, perchè la produzione di ossitocina o della prolattina, può essere inibita da situazioni stressanti o imbarazzanti, visto lo stretto collegamento tra ipofisi e ipotalamo.

Nel corso del tempo la scelta di allattare o meno è dipesa da fattori sociali, ambientali o culturali, considerando che, fatta eccezione per una stretta percentuale di casi, tutte le donne possono allattare e premettendo che il miglior stimolo viene dalla suzione del capezzolo effettuata dal bimbo, per avere un ulteriore aiuto nello stimolare la discesa del latte, possiamo far ricorso a prodotti di carattere  omeopatico oppure fitoterapico.

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