Il microbiota è l’insieme dei microrganismi che vivono nelle nostre mucose, in particolare nell’intestino e che hanno un ruolo ben preciso nei nostri stessi processi fisiologici, infatti il nostro corpo si è evoluto nel corso dei millenni, instaurando reciproche interazioni con questo “micromondo”.
Trovandosi prevalentemente nell’intestino, i microrganismi partecipano attivamente a tutti i processi di metabolizzazione, digestione e assorbimento di nutrienti ed è chiaro che vengano influenzati da quello che ingeriamo, quindi dal cibo e dai farmaci.
Mangiando cibi diversi riusciamo a selezionare determinate famiglie batteriche rispetto ad altre, dunque diete anche solo qualitativamente diverse, possono condizionare il metabolismo, utilizzando come intermediario proprio il microbiota.
Le peggiori tra le diete sono quelle monotone, ripetitive, in quanto mangiare sempre le stesse cose comporta un impoverimento della popolazione batteriche in termini di biodiversità; questo è provato da studi in cui si dimostra che il microbiota di persone obese, presenta un impoverimento di Batteroides ed un aumento di Actinobacteria rispetto ai normopeso.
In condizioni normali, ognuno di noi ha circa 450 famiglie batteriche che prevalgono sulle altre, se mangiamo un po’ di tutto, variando giornalmente l’alimentazione, riusciamo a mantenere questo diversità e ricchezza intestinale, ma se mangiamo sempre le stesse cose, in modo ripetitivo e monotono avremo difficoltà ad avere più di 100-120 famiglie di batteri e questo inevitabilmente condizionerà il nostro metabolismo, rendendo difficile la perdita di peso.
La riduzione della biodiversità batterica dell’intestino è associata ad una riduzione della motilità intestinale e questo si traduce in una maggiore capacità di assorbimento dei nutrienti, in quanto il transito all’interno del lume è rallentato.
La dieta occidentale, ricca di carboidrati e grassi, porta all’ aumento dei Firmicutes a causa della fioritura dei Mollicutes. In altre parole aumentano quei batteri che riescono a ricavare energia anche da cibi ricchi di fibre.
Le fibre sono formate da molecole di zucchero legate tramite un legame beta-glicosidico che non viene scisso dai nostri sistemi enzimatici, quindi in condizioni normali dovrebbero rimanere nell’intestino come materiale di scarto e facilitare evacuazione. I Mollicutes riescono a scindere quel legame ricavando zucchero e riescono ad indurre l’espressione dei trasportatori del glucosio a livello della zona ileale, consentendo l’assorbimento dello zucchero in una zona dove, invece, dovrebbero essere assorbite solo le proteine.
Questo significa che se ho troppi Mollicutes nell’intestino riesco ad ingrassare anche mangiando solo insalata; dunque nella disbiosi intestinale potrebbe risiedere il motivo di fallimenti continui delle diete in persone che cercano di attenersi disperatamente a rigorosi regimi dietetici senza alcun risultato.
Ricavare zucchero da fibre espone le persone anche al rischio di non conteggiarlo nel normale calcolo glicemico, e di conseguenza continuare ad avere emoglobina glicosilata alta nonostante diete drastiche in pazienti diabetici.
Una dieta ricca di proteine e grassi, come la chetogenica, non è particolarmente amata dai batteri, perché i probiotici buoni mangiano fibre, possono mangiare zuccheri, ma non sono bravi nella gestione di grassi, dunque, la dieta chetogenica inevitabilmente comporta squilibrio e disbiosi intestinale.
Una soluzione potrebbe essere quella di diversificare i cibi da portare a tavola e di agire contemporaneamente sull’intestino con opportuni probiotici, per eliminare o ridurre specie batteriche che hanno preso il sopravvento, ripristinando la condizione di equilibrio microbico, più congeniale alla nostra fisiologia.