Il fruttosio è uno zucchero semplice che insieme al glucosio forma il saccarosio, lo zucchero da cucina; una volta ingerito viene assimilato direttamente dal tubo digerente e finisce tramite il sangue nel fegato dove viene metabolizzato.
In particolare il fruttosio viene fosforilato, entra nelle cellule che lo utilizzeranno ai propri scopi energetici, questo comporterà il ritiro dalla membrana delle cellule dei recettori dell’insulina e del glut4 necessari per l’assorbimento del glucosio. Quando arriverà l’insulina con il suo carico di glucosio, non trovando il recettore espresso, non rilascia il glucosio, che di conseguenza torna nel fegato, dove non può subire altro destino se non quello di essere convertito in glicogeno e poi in grassi. Il fegato trasforma anche l’eccesso di fruttosio in grassi, per cui possibile steatosi epatica, che non a caso, sta raggiungendo percentuali preoccupanti addirittura nei bambini.
La steatosi epatica non alcolica comporta un declino funzionale del fegato, che non svolgerà adeguatamente i propri compiti, diventando teatro di infiammazione e dunque formazione di radicali liberi quindi aumento dello stress ossidativo e maggiore vulnerabilità e anticamera a possibili epatiti.
La conseguenza sull’azione epatica è il possibile aumento delle transaminasi, inoltre metabolicamente può verificarsi un’ alterazione del valore ematico dei trigliceridi ma anche gli acidi urici.
Il fruttosio prende il gruppo fosfato dall’ ATP ( adenosina trifosfato) che dunque diventa adenosina, una base purinica. Questo comporta l’aumento degli acidi urici, cosa di cui dovrebbero essere informati coloro che hanno l’uricemia alta o prendeno l’allopurino, un farmaco per la gotta.
E’ del 2021 uno studio dell’Università di Swansea pubblicato su Nature Communications che riporta come un’eccessiva assunzione di fruttosio stimoli il sistema immunitario e contribuisca all’innesco di una risposta infiammatoria che perpetuata nel tempo chiaramente danneggerà le cellule e tessuti, oltre ad impedire un corretto funzionamento del sistema immunitario stesso.
Il ruolo pro infiammatorio del fruttosio alimentare è stato dimostrato in topi da laboratorio, in cui si riscontrano livelli aumentati di IL1 beta, citochina infiammatoria.
E’ chiaro dunque che non bisogna esagerare con cibi che contengono fruttosio, compresa la frutta o il miele; a tal proposito è bene sottolineare che quanto più il miele è fluido maggiore è il contenuto di fruttosio, di conseguenza la nostra scelta dovrebbe ricadere sul miele dicastagno che è a base di solo glucosio, piuttosto che su quello di acacia.
Il problema reale però è l’introduzione di un eccesso di questo zucchero con gli alimenti industriali, cosa a cui sono esposti soprattutto i bambini o gli adolescenti, in quanto Il fruttosio viene usato come dolcificante aggiunto nelle bibite gassate, nei succhi di frutta e merendine, barrette industriali.
E’ difficile ingerire quantità esagerate di fruttosio con un cibo che lo contiene in modo naturale, anche perché preso nella globalità il cibo naturale contiene altre molecole o sostanze che possono contrastare l’effetto di un singolo componete, come avviene nel caso della frutta dove troviamo anche fibre che ad esempio rallentano l’assorbimento degli zuccheri, inoltre antiossidanti e vitamine con azione protettiva sul fegato.
Il grosso problema sono i cibi offerti dall’industria, soprattutto quelli reclamizzati con la dicitura “ light” , dove l’eliminazione del glucosio prevede la sostituzione con dolcificanti, edulcoranti di sintesi compreso lo sciroppo di glucosio-fruttosio. Il fruttosio liquido arriva direttamente al fegato che di fronte a questa abbondanza non ha i mezzi per difendersi.