La dieta è uno degli strumenti più potenti e accessibili di manipolazione del microbiota intestinale, è stato visto infatti che modifiche spinte della dieta, per esempio passando da una alimentazione carnea ad una per lo più ricca di vegetali, provocano alterazione del microbiota in soli 24/48 ore.
Il microbiota è una realtà estremamente plastica e le popolazioni batteriche possono modificarsi in risposta ai cibi che introduciamo giornalmente.
In un intestino sano di un adulto abbiamo varie phila batterici in precise proporzioni: Bacteroidetes, Firmicutes, Proteobacteria, Actinobacteria ecc ma asseconda della dieta fatta un gruppo può prendere il sopravvento sugli altri; se aumentano i patogeni, abbiamo disbiosi, dunque infiammazione locale, danno alla barriera epiteliale e problemi sistemici.
La composizione della flora batterica, infatti, influenza lo stato infiammatorio dell’intestino; è oramai accertata che la proliferazione di Enterobacteriaceae, quindi Escherichia Coli, Salmonella, Enterobacter, Klebsiella o Proteus, sembra essere alla base dell’eziopatogenesi della Celiachia, ove si hanno modificazioni importanti a livello delle giunzioni strette delle cellule epiteliali intestinali e danni epiteliali.
Gli Enterobacteriaceae sono batteri gram negativi si piazzano nelle parte profonde dell’intestino, vicino all’epitelio perché hanno bisogno di ossigeno, proliferano e cominciano a sfaldare e ad infiammare l’epitelio, portando a infiammazione. Se l’epitelio è infiammato libera ossigeno, inoltre lo sfaldamento delle cellule epiteliali mette a disposizione dei fosfolipidi cellulari che permette la maggiore proliferazione delle Enterobacteriaceae, soprattutto E. Coli, a discapito dei bifidi e batteri produttori di acido butirrico e acidi grassi a catena corta.
Le Enterobacteriacae sono marker di una comunità che si è alterata ed è andata verso la disbiosi.
L’alimentazione moderna, la Western diet, quello di tipo occidentale, è ricca di grassi saturi, zuccheri semplici, farine raffinati e soprattutto povera di fibre consente una più massiccia proliferazione di Enterobacteriaceae, inficiando l’eubiosi intestinale. La dieta occidentale è un’alimentazione “anti-microbita”.
Nella dieta odierna molto poco rappresentati sono i MAC, carboidrati microbiota-accessibili, ovvero fibre alimentari aggredibili dal microbiota; sono sostanze che arrivano inalterati nel colon e vengono metabolizzati dai batteri ai fini energetici. I MAC sono i cosiddetti prebiotici, fibre alimentari di cui dovremmo assumere almeno 35g al giorno ed invece ne assumiamo al massimo 15g o anche meno.
I probiotici si nutrono di preferenzialmente di zuccheri a legame beta, non è l’unico alimento ma è quello preferenziale che ne stimola la crescita.
Il mancato o insufficiente apporto di fibre nel tenue determina una diminuzione di batteri protettori per la mucosa, in quanto dalle fibre i batteri producono acidi grassi a catena corta (SFCA ) che a loro volta fanno da nutrimento per l’enterocita e svolgono azione antinfiammatoria.
I prebiotici sono conosciuti in sigla come FOS, oligosaccaridi di fruttosio, i GOS di galattosio, i XOS di xilosio e polisaccaridi come inulina, amido, emicellulosa e pectine. Queste grosse catene ramificate di zuccheri a legame beta sono indigeribili per l’uomo, arrivano nel secondo tratto dell’intestino tenue e nel colon dove subiscono l’idrolisi, grazie alla glicosilidrolasi da parte dei batteri, soprattutto i bifidi, e poi le unità saccaridiche rilasciate vengono captate dalle cellule e utilizzate ai fini energetici.
In pratica Il secondo tratto dell’intestino tenue e il colon sono normalmente privi di zuccheri semplici, di conseguenza i bifidi si sono evoluti in funzione dell’utilizzo di carboidrati più complessi che sfuggono alla digestione e all’assorbimento da parte dell’ospite.
Sono particolarmente ricchi di questo tipo di fibre gli alimenti vegetali, in particolare cereali integrali, legumi, aglio, cipolle, porri, carciofi, asparagi, banane e miele, mentre la cicoria e il topinambur ne sono straordinariamente ricchi.
E’ raccomandata dunque una dieta che apporti questi tipi di alimenti per dare nutrimento al nostro microbiota in modo tale da mantenerlo sano; è bene precisare che sarebbe inutile fare integrazione di probiotici se poi non forniamo loro i giusti alimenti per attecchire, proliferare e svolgere i loro compiti.
Esistono anche integratori di prebiotici studiati appositamente per mantenere e nutrire una sana flora batterica, possono servire in particolari condizioni, per esempio in seguito all’assunzione di un antibiotico e dunque parallelamente al ripristino con i probiotici adeguati, ma alla base deve esserci l’intento di perseguire un cambiamento di stile alimentare